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Guida ai Vini Supertuscan

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I vini Super Tuscan hanno raggiunto un grande successo negli ultimi decenni e non solo in Italia ma ormai in ogni latitudine del pianeta. Anche se qualcuno osa sostenere che l’apice del successo sia stato raggiunto diversi anni fa e che è iniziata una fase di declino, i vini Super Tuscan rimangono un’emblema ineludibile della grande tradizione vinicola italiana. Uno dei vini più pregiati dell’intero movimento supertuscan è il famoso Sassicaia la cui storia affonda le radici negli anni ’40. Fu il Marchesi Mario Incisa della Rocchetta a dare il via alla grande tradizione di questo vino pluridecorato dopo essersi trasferito nella regione toscana di Bolgheri. Il suo intento iniziale fu quello di produrre un vino che ricalcasse perfettamente lo stile Bordeaux piuttosto che utilizzare l’uva Sangiovese toscana.

Ecco il motivo per cui decise di piantare Cabernet Franc sul proprio vigneto. La sua aspirazione non era quella di creare un vino commerciale. Tuttavia la sua produzione catturò l’attenzione del nipote di Incisa della Rocchetta, Piero Antinori e di Giacomo Tachis (il suo enologo) che contribuì ad affinare il prodotto includendo anche il Cabernet Sauvignon (altra uva bordolese). Durante questo periodo Antinori stava anche producendo la sua prima annata di Tignanello. Solo successivamente prese la decisione di miscelare Sangiovese locale con Cabernet. La grande fortuna del Sassicaia e del Tignanello ispirarono altri grandi vini toscani prodotti nei vitigni internazionali non autoctoni in Italia, tra i quali spicca anche Tenuta dell’Ornellaia, Le Macchiole e Tua Rita.

Va subito premesso che non tutti i vini supertuscan sono fatti di Cabernet. Ad esempio esistono dei vini toscani particolarmente pregiati come il Masseto di Ornellaia oppure il Redigaffi di Tua Rita che sono realizzati interamente con vitigno Merlot. La maggior parte di essi sono realizzati anche con vitigni non autoctoni, anche se l’espressione “supertuscan” non rappresenta una classificazione vinicola riconosciuta. E’ un termine che venne coniato dal giornalista e Master of Wine inglese, Nicholas Belfrage attorno alla metà degli anni Ottanta, diventando poi un epiteto fisso ripreso insistentemente dalla stampa anglosassone per rappresentare la grande tradizione vinicola toscana. Questa etichetta (non ufficiale) venne utilizzata per classificare ogni vino che per caratteristiche non soddisfaceva gli standard DOC, in Chianti Classico e chequindi non si miscelano con uve bianche oppure che non sono realizzati interamente con Sangiovese. 

Supertuscans, Ecco Perchè si chiamano Così

Poiché questi vini inizialmente non si qualificavano per lo stato di denominazione esistente in base alle varie leggi della Denominazione di Origine Controllata (DOC) della Toscana, sono stati etichettati come vini da tavola semplici. Un’etichetta che per consuetudine raggruppa i vini italiani di bassa qualità. Il termine “super toscani” li distingue appunto da quei vini da tavola economici. La gran parte dei supertuscan oggi utilizza la denominazione IGT (Indicazione Geografica Tipica) o n alternativa vengono etichettati come vini Bolgheri DOC, una denominazione che distingue i vini rossi che utilizzano vitigni internazionali. Il prezzo normale con cui vengono commerciati questi vini pregiati spesso supera anche i 100 euro a bottiglia. Insomma non si tratta di vini alla portata di tutte le tasche. 

Ad esempio, il Sassicaia ha una sua sottodenominazione, Bolgheri Sassicaia DOC, e la classificazione IGT è stata creata nel 1992 appositamente per riconoscere la qualità di questi vini “estranei”. Da allora le leggi del Chianti sono cambiate nel tentativo di attrarre i tre Supertuscan dalla zona Classico – Tignanello, Cepparello e Flaccianello – alla denominazione, con conseguenti adeguamenti ai requisiti della miscela e infine il divieto totale delle uve bianche nel 2006. Sebbene questi tre vini possano essere etichettati come Chianti Classico DOCG, finora hanno mantenuto la classificazione IGT.

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